Quando una testata come il New York Times parla di te
Essere Mirko Ciotta, ed essere menzionato su una testata importante come il New York times è una cosa che ti modifica dentro. Entri per così dire nelle tracce della storia. Non solo nella tua cerchia di amici o parenti, ma davvero riesci a raggiungere un numero enorme di persone. E forse la tua storia può aiutare qualcuno.
Di cosa stiamo parlando nell’articolo del New York Times?
Si parla di un evento che mi è successo lavorando per la prima volta come cuoco in un ristorante vegano. Come sempre accade lavoravo in nero. Disperato ho accettato l’impiego perchè volevo avere dei soldi non avendo aiuto da parte della mia famiglia e non volendo in nessun caso tornare in Sicilia da mia madre all’età di 30 anni. Così iniziai a lavorare con il mio collega Tadzio, stupenda persona, in questo locale qui a Milano.
Il proprietario però aveva una visione di quella di Tadzio su come doveva essere il locale che io e il mio collega gestivamo sotto ogni aspetto. Così mentre di giorno noi avevamo creato un locale in stile newyorkese molto comodo con sottofondo jazz, la sera i divani e le poltrone venivano accatastati nel retro per fare posto a fatiscenti tavolini che servivano agli avventori di un altro ristorante del proprietario. E così ogni mattina all’alba ci ritrovavamo a trasformare un ristorante etnico in caffetteria, e la sera loro facevano viceversa.
Qual è il motivo scatenante di questo pezzo sul NYT?
Durante quel periodo di lavoro al bar avevo terminato i miei studi di livello base di Kabbalah. Era grazie allo studio di Kabbalah che sono sicuro aver trovato quel posto. Però non amavo lavorare in nero. Per una persona straniera nel mio paese dove avevo percorso dei sogni.
Un giorno, come segno, mentre rimuginavo su questi aspetti del mio lavoro, sono entrati due poliziotti. Con fare poco simpatico, molto sbruffonesco hanno iniziato ad aprire i frigoriferi, cercare tra le cose…in maniera molto intimidatoria, come dicono nell’articolo, sembravano dei boss venuti a controllare il loro possedimento. Hanno chiesto la licenza e i documenti del locale ma noi non avevamo idea di dove fossero e se ci fossero. Il proprietario era al suo paese, e noi all’oscuro di tutto. I poliziotti ovviamente sapevano che c’erano molti estremi legali per fare delle multe. Benchè tutto fosse pulito e in ordine in realtà non c’erano le condizioni legali per tenere aperto. Hanno preso i documenti del mio collega (io avevo appena finito il turno e non mi sono messo in mezzo) e hanno detto “ci rivediamo presto”.
Sembrava più una minaccia che una frase rassicurante. Sapevo che sarebbero arrivati mille controlli e quindi era tempo per me di cambiare strada. Ho cercato protezione, mi sono appellato allo Zohar e….
La svolta
Quando sono uscito dal negozio, mi hanno subito chiamato da un’azienda giapponese. Così ho fissato un colloquio. Sono andato al colloquio il giorno stesso che dovevo partire per Londra per festeggiare Rosh Hashannah. Prima di partire sono andato a farmi pagare dal mio capo perchè sapevo che se avessi trovato un altro lavoro avrebbe potuto fare lo scherzo e non pagarmi essendo in nero.
Prendo i soldi e parto per Londra. Direzione Kabbalah center.
Arrivo come al mio solito in anticipo. Mi dicono che per i volontari è ancora troppo presto. allora mi guardo intorno e vedo quanto bello è quel posto e quanta energia magnifica c’è intorno a me.
Ripenso alla mia questione lavorativa, aspettavo una risposta per il nuovo lavoro e volevo lasciare quel lavoro sottopagato e in nero. Allora chiedo alla Luce di mandarmi un segno. Esco dal Kabbalah centre e davanti a me becco un enorme negozio giapponese come quello in cui sarei dovuto andare a lavorare io. Era chiaro.
Tornato in Italia mi hanno chiamato e ho cominciato subito. Mi sono davvero sentito protetto e supportato dalla Luce che non mi ha fatto mai temere.
Calmate le acque il mio ex collega ha trovato anche lui un nuovo lavoro, sempre in cucina, e ha fatto in modo di fare assumerte anche me lì. Ora lavoriamo ancora insieme.
Mio punto di vista sull’accaduto dell’articolo sul NYT
Io credo che nulla accada per caso. Io credo che la vita sappia indicarci la nostra strada e credo sia il caso che noi sappiamo cogliere i messaggi. La Kabbalah mi ha davvero insegnato tantissimo in questo senso. Mi ha fatto rendere conto di molte cose. Quando ho saputo che non solo ero in nero io ma il locale non aveva i documenti adatti…Ho capito che dovevo scappare per andare verso la legalità. Fiero del mio agire, dando merito a chi di dovere ne sono uscito.
Il mio sogno
Il mio più grande desiderio oggi è quello di andare a New York a studiare nella più grande scuola di cucina Kosher che è a Brooklyn. Costa parecchio ma è la migliore. Ora lavoro per riuscire ad avere quei soldi necessari per poter studiare sei mesi in quella città dove tutto può accadere e continuare il mio percorso parallelo al teatro che mi sta dando sempre maggiori soddisfazioni.
PS: L’articolo si trova qui http://mobile.nytimes.com/2015/07/19/magazine/an-italian-job.html?referrer&_r=1
Ti auguro davvero di cuore di raggiungere New York e frequentare finalmente la scuola che adori ❤ ❤ ❤
Sei una persona splendida e l'Universo (la Luce, il Mondo o chiamalo come vuoi) ti ascolta e supporta davvero!
Io tifo per te!!!
Ciao,
Laura
Congratulazioni; persone con tanta volontà e voglia di fare se ne vedono poche …