Ho una spiacevole notizia. Essere un sognatore significa montarsi la testa ed essere invasati. Questo è quello che sembra essere la dicitura comune da parte di chi svolge mansioni normali e quotidiane nei confronti di chi fa lavori artistici o fuori dal comune.
Quello che in realtà accade è la semplice e pura paura di non sentirsi abbastanza. Chi svolge un lavoro, poniamo, da impiegato crede che il suo lavoro sia sufficiente perchè è assolutamente allineato con la sua idea di lavoro: Svolgere una mansione in cambio di un compenso tale da permettergli di vivere in maniera dignitosa. Secondo questa dicitura ogni lavoro è dignitoso, ed è quello che penso anch’io. Il problema si pone quando questo lavoro cerca di muoversi aldilà dell’esecuzione e il compenso. Essere appagati per il proprio lavoro infatti non è contemplato nella definizione di questo.
Ecco allora che il piacere edonistico di chi vive nell’arte o nel mondo dell’arte diventa incompreso. A una persona può non dispiacere quello che fa, e magari fargli anche piacere, ma è lavoro. Se quello che fai invece ti travolge, te lo porti in giro, non smetti di pensarci perchè ti fa piacere, ti ossessiona e ti senti in pace solo quando lo svolgi, lì sei un esaltato. La quantità e la qualità di piacere che possa provocarti il tuo lavoro, il viverlo e il tenerlo con te non importa. Può piacere il proprio lavoro ma solo nelle ore dedicate a quell’attività.
Gli artisti purtroppo hanno questo vizio di vivere in un mondo parallelo, essere distratti secondo molti, e che alla fine non porti a nulla di concreto. Il fatto che non ci si renda conto che l’esaltazione della bellezza, della quale ci si può attorniare in una qualsiasi vita e che non ci si abbrutisca nella bruttezza della funzionalità, è dovuta all’arte. L’arte orna e rende gradevole anche i luoghi più atroci ed allieva le più grosse problematiche con la sua presenza.
Arte infatti deve essere considerato non ciò che svolge un’attività didattica nei confronti della persona che ne fruisce e nemmeno semplice piacere onanistico dell’artista. Quella non è arte è solo scimmiottamento di qualcosa che non si può ottenere. Una volta una persona a me cara mi disse che: “l’arte si manifesta nella vita di un uomo con la stessa frequenza con cui una colomba bianca si posa sulla tua spalla, il resto è mestiere”. Un evento straordinario senza ombra di dubbio, e il danno è che chi si asserve all’arte assaggia un po’ di quella sensazione di apertura al divino e ne resta dipendente, non riesce a fare e volere altro.
Quello a cui assisto oggi invece è che tutti vogliono fare arte e pochi si preoccupano di fare Arte. Casalinghe cantanti che ci esaltano alla “Corrida” su canale 5 ma poi diciamo che la Kidman ci delude uscendo dal cinema. Tutti vogliono diventare artisti o almeno acquistarne il “titolo” perchè sembra essere un modo per ottenere denaro facile e privilegi, nascosti a chi all’arte si dedica davvero.
Proprio per l’abuso e la diffusione di accesso all’arte, il contenuto delle opere artistiche si è sommessamente abbassato. Tutti fanno tutto, dicono. Tutto è arte e può esserlo. Insomma, tutto fa brodo. Dato che in politica, nella società tutto è lecito e permesso, si vorrebbe che così fosse anche nell’arte, infatti, secondo me, questo periodo fra cent’anni verrà chiamato “Qualunquismo”: Corrente emozionale, politica e sociale in cui tutti si sentono in dovere di avere una qualche artisticità. Il fatto che Andy Warhol abbia detto che tutti abbiamo 15 minuti di celebrità non vuol dire che dobbiamo averlo per forza, tutti e a prescindere dal campo. Credo sia stato travisato il pensiero di quell’artista che prendeva in giro il suo mondo e soprattutto i suoi abitanti.
Ragazzi, ognuno faccia quello che sente ma non crediate che tutti possono fare tutto. Non è vero. Come non è vero che tutti possiamo avere accesso a tutti i mondi solo vincendo al superenalotto. E’ una baggianata. Ognuno deve fare quello che sa fare meglio e se è così è perchè gli piace. Il resto è chiacchiericcio di noia e mera insoddisfazione che si esprime con ogni forma futile.
Chi fa arte soffre, s’offre, e si deve difendere da tante persone, vicine, lontane e soprattuto con se stesso. Vivere d’arte è difficile e in questo paese rasenta l’impossibile. Dedichiamoci a quello che ci piace, e lasciamo che la bellezza scorra secondo il proprio talento che non dev’essere artistico o creativo, fidatevi.
Tu dovevi forse fare lo scrittore invece dell’attore 😛 Ogni volta che inizio un tuo post non posso poi fare a meno di finirlo perchè sei un trascinatore con le parole…e io continuo sempre a sperare e anche a pregare di vederti finalmente un giorno in un teatro famoso ad esprimere quello che vuoi fare con tanto amore e passione! TVB
Grazie per le tue preghiere. Verranno esaudite molto presto! Te lo dico in privato! 🙂
trovo delle scorrettezze su quanto asserisci a proposito dei lavori che non sono il tuo.
ma ti sono solidale per quanto riguarda l’acredine che mostri……fapensare che all’ennesima critica la misura sia colma 🙂
un bacione.
Bibi
M’immagino che tu ti riferisca al concetto d’appagamento. Per quello che ne so non molte persone cercano l’essere felici nel lavoro, ma una buona situazione, posizione compenso. Il resto sembra succedaneo.
Queste tue parole mi fanno venire in mente quello che vedo in giro, almeno dalle mie parti. Molta ostentazione di falsa creatività e poco approfondimento reale. A molte persone piace sentirsi dire o chiamarsi creativi e non lo sono. Li senti parlare con le parole dei titoli di giornale, e poi concretamente non sanno andare oltre. Perchè Arte fa moda, ma arte è spiccare, sentire, avere il coraggio. E il mio sentimento nei loro confronti è di tenerezza, perchè in fondo probabilmente si sentono persone “qualunque”, ma non vogliono esserlo, o vogliono assomigliare a chi ha quell’input in più che fa la differenza. Probabilmente abbiamo tutti una creatività di fondo, sta alla nostra intelligenza tirarla fuori, innaffiarla e farla crescere. E come dici tu, è dura, e ci vuole una buona dose di umiltà.
Non so se le mie parole c’azzeccano, ma le tue in me hanno ricordato quest’aspetto che ti ho appena descritto, che un po’ mi sta nauseando…
Baci E.
(è sempre un piacere leggerti…)
Grazie mille Elena! Hai colto un aspetto della vicenda che è molto importante! Grazie per il tuo contributo. Credo che ognuno debba muoversi nel suo senza sconfinare, se non coadiuvato da gente capace e adatta. Il pentolone non serve a nulla.