Parto da una piccola barzelletta letta su FB:
Un esploratore si trova improvvisamente davanti un leone grandissimo. L’esploratore impaurito dice:”Dio, fai che questo leone sia solo
un’apparizione cristiana…” Ed il leone risponde:”Dio, benedici questo pasto!”
Spesso rifletto sulla valenza dei punti di vista. Come una cosa guardata da una parte o dall’altra cambia la prospettiva. Un’altra riflessione che mi viene in mente è di come alcuni cristiani a volte pretendano che Dio si metta in mezzo per le loro faccenducole dstogliendolo dai suoi piani. Ma torniamo ai punti di vista e rendiamoci conto come sia il leone che l’uomo in questa storiella abbiano motivo di rivolgersi a Dio. Se voi foste Dio chi sosterreste? Salvereste l’uomo o lo lascereste mangiare dal leone?
Per solidarietà umana spereremmo tutti che l’uomo possa salvarsi e il leone nutrirsi di un altro animale. Questa però è una visione antropocentrica della vicenda. Dal punto di vista del leone quell’uomo è cibo come una gazzella o una giraffa. Ci troviamo abbastanza in pari. Dal punto di vista divino vi è parità nelle creature ma maggiore attenzione per l’uomo creato a sua immagine esomiglianza. Io credo di cuore che il leone però agli occhi dio se la veda meglio. Il leone sta ringraziando Dio per avergli fornito il cibo, quindi si sta comportando da bravo figliolo e da umile suo fedel. L’uomo invece sta chiedendo la grazia per se, solo per salvaguardare la sua vita. Se avesse detto ” Signore se questa è la tua volontà mi piego al tuo volere e accetto quello che hai deciso per me”. In questo caso si sarebbe mostrato incosciente per la morale umana ma sicuramente un servitore di Dio.
Quando Abramo dovette salire sul monte a sacrificare suo figlio Isacco. A malincuore arrivo a sferrare il colpo con il coltello sul suo unico figlio, avuto tra l’altro in tardissima età, perchè servitore di Dio. Un angelo amndato dal Signore lo fermò e salvò suo figlio e Dio si compiacque della incondizionata fiducia datagli da Abramo. Credo debba essere così che ci si debba porre davanti a quello in cui si crede. Porsi davanti ai propri ideali non prendendo quello che l’ideale o la religione offre per noi, ma ciò che noi siamo in grado di dare per far progredire e portare avanti quegli ideali in cui crediamo. Ponendoci come strumento per la Causa, arricchiamo e rendiamo viva l’idea che sta alla base della felicità umana. Creiamo una struttura aperta capace di dialogo. Quando vogliamo che l’ideologia ci dia i mezzi per essere felici, si diventa difensivi e non tolleranti verso chi la pensa diversamente da noi. Aperti e disponibili a comprendere chi abbiamo davanti a noi, non per quello che rappresenta ma per ciò che è, riusciamo a dialogare veramente.
Ho assistito a una conversazione tra un Lama buddhista e un Rabbino sul tema della reincarnazione. il Rabbino si pose dicendo ” se tu sei tu, perchè io sono io, non possiamo parlare. Ma se io sono io, perchè io sono io, e tu sei tu, perchè tu sei tu, allora iniziamo pure a conversare”. Voleva dire che fuori dai pregiudizi e dei mondi che portavano avrebbero potuto incontrarsi e trovarsi nella conversazione. Così fu e scoprimmo che alcune branche dell’ebraismo e la Kabbalah prevedono la reincarnazione. L’avreste mai detto? Eppure, parlando con sincerità, non si è arrivati alla verità assoluta ma a una convergenza. Poniamoci sempre agli altri capendo prima il punto di vista dell’altro poi formiamo il nostro insieme a lui. Fatemi sapere!