Demopazzia


La parola democrazia ha origini antichissime. La prima forma di democrazia si fa risalire all’antica Grecia, ad Atene per l’esattezza. Proprio dal greco nasce infatti questa parola, da demos “popolo”, e cratos “potere”; etimologicamente dunque governo del popolo. La democrazia è di due tipi: diretta e indiretta. Quella diretta è fatta concretamente dal popolo, come nell’antica Atene. Quella indiretta è esercitata da rappresentanti del popolo eletti secondo votazione.

Bisogna fare molta attenzione quando si parla di questa potente e straordinaria parola “democrazia”. Nell’antica grecia esistevano diverse classi sociali e non tutti avevano il diritto di voto,come le donne e gli schiavi, e subivano le scelte degli uomini ritenuti capaci e abili al voto. La nuova democrazia Liberale che si fa risalire alla rivoluzione francese, mette tutti in condizione di esprimersi davanti alle situazioni ed esprimere un voto. Dobbiamo aspettare la metà del ‘900 per vedere le donne, i neri, gli indiani d’America, rivendicare il diritto di voto come persone.

La democrazia si esprime per maggioranza, cioè vale il parere della maggior parte dei votanti. Questo metodo è più che giusto, in quanto rappresenterebbe il minor scontento, e dunque le minoranze dovrebbero accondiscendere e continuare le loro lotte per ottenere questo o quel diritto. Perchè di diritti si parla in democrazia, cioè di ciò che è lecito e di ciò che non lo è.

Quello che ultimamente si è perso nella percezione comune è che non sempre la maggioranza ha ragione. Anzi dal punto di vista storico, sono le minoranze ad essere elemento trainante e percettivo della realtà. In molti casi è accaduto che le minoranze lottassero per cause oggi ritenute valide e scontate come l’abolizione della schiavitù, la discriminazione delle persone nere, la parificazione dell’uomo e della donna dal punto di vista giuridico…

La maggioranza propriamente detta non era pronta o non era capace di vederne la validità. Il potere inevitabilmente inebria e rende più vulnerabili al cambiamento. Tenere le cose come le si sono trovate al momento dell’ascesa al potere è la via più facile. Il vero scopo, però, della democrazia non è assicurare e mantenere il volere della maggioranza ma tutelare le minoranze. Questa è l’essenza della democrazia, a mio parere. La maggioranza deve garantire alla minoranza di esprimersi e di trovare un proprio modo di vita, non essere schiacciata dal volere della maggioranza. In questo caso non siamo più in democrazia ma in poliarchia. Che a lungo andare diventa inevitabilmente plutarchia. Cosa a cui stiamo assistendo in Italia…

La Repubblica italiana nella quale mi trovo a vivere oggi, è un fenomeno molto curioso di democrazia. O forse dovremmo parlare di democrazia apparente e percepita non di democrazia reale.

In Italia si pensa che chi è posto a governare, non sia chiamato a governare l’intero paese ma ad amministrare e aiutare coloro che li hanno votati. In nome della maggioranza della popolazione si commettono atti e si promulgano leggi che non sono di espressione popolare ma di interesse personale. Il fatto che una popolazione abbia espresso nella maggiore quantità un voto a favore di uno schieramento, non vuol dire che abbia delegato a quella persona totale carta bianca nell’amministrare il paese. Aver espresso un voto dovrebbe significare delegare una parte politica, su base del programma esposto agli elettori, affinchè amministri al meglio il paese. Non quelle regioni e quei comuni che sono dalla propria parte ma tutti i singoli cittadini, dal primo all’ultimo, dall’anarchico al fascista. Chi è capo del governo italiano deve governare tutto lo stato italiano. Se esistono dissensi sull’operato di chi gestisce il potere, non importa chi sia ad obiettare, ma bisogna  tenere presente,il parere differente, cosicchè da operare secondo l’esigenza della maggioranza, tutelando la minoranza. Questa è l’essenza della democrazia.

Quello che percepisco in certi casi quando si parla di politica è che ci siano dinastie reali in conflitto in uno stesso paese. Chi è di destra guarda il proprio re, spodestato o al comando della nazione a seconda del momento, così come chi di sinistra rimpiange re defunti e auspica il ritorno della propria casata al potere. Perchè non si riesce ad andare oltre? Come mai il popolo è così diviso da odiarsi e non riuscire a percepire l’altro come ricchezza per il proprio punto di vista?

La risposta è semplice. In Sicilia si dice che “il pesce puzza dalla testa”. Se chi ci rappresenta, offende senza tregua, cerca di screditare quello che viene detto citando errori commessi da altre persone, che magari hanno condiviso con noi un determinato percorso, non si potrà mai arrivare ad un punto in comune. Marco Travaglio, spesso, fa delle analisi acute e molto illuminanti sulle situazioni politiche del momento. Chi deve rispondergli non lo fa sull’osservazione, o polemica, fatta in quel momento, ma sulla storia della sua vita, il tipo di occupazione avuta un tempo, vacanze, villini, rito del matrimonio ecc. Screditando l’interlocutore, si cerca di annullare la sua opinione avversaria senza parlare dell’argomento scomodo. nichi Vendola ha la capacità invece di restare sul pezzo, e usando un linguaggio forbito, incantare e ammutolire l’avversario come si comanda a una civile conversazione, dando il giusto peso e valore alla parola.

Questo modo di comunicare e di confrontarsi è ormai diventato modello per qualunque tipo di conversazione. non si riesce mai ad arrivare ad un punto perchè si cerca di trovare falle nel sistema dell’interlocutore. Questo fa solo in modo da creare divisioni e mai cooperazioni. In questo modo si arriva alle due diverse posizioni sulle casate regali che governano il paese. Nel passato, la storia ci insegna, quando esistevano almeno due fazioni che non comunicavano tra loro ma cercavano di diversificarsi, e di affermare di essere migliori dell’altra, si è sfociati sempre in guerre. Civili e meno civili. Possiamo fermarci prima, insegnando un po’ di educazione civica ai nostri rappresentanti? Dopo l’educazione civica, o accanto, insegniamo loro l’educazione e il modo di conversare. Ne trarremmo vantaggio come ascoltatori e come cittadini…

10 pensieri riguardo “Demopazzia

  1. Ma é bellissimo il video finale! La Mussolini dovrebbe cambiare mestiere! Dovrebbe fare l’attrice comica! Fa delle battute incredibili! A dire il vero potrei pronosticarle anche un’altra carriera con quella bocca… MA CHE PAURA!

    Se la parità tra uomo e donna crea questi mostri io ci rinuncio volentieri eh!
    Purtroppo anche lei rappresenta gli italiani, e sono sicura che una buona fetta di massa ignorante si é trovata d’accordo con lei quando alla fine ha sentenziato: “Meglio fascista che frocio”. Quello che non sa questa gente é che sono loro stessi vittime della loro ignoranza e ottusità, che il dissenso che esprimono oggi verso qualcun’altro domani gli si ritorcerà contro in un altro ambito della loro vita.
    Il sonno della ragione genera mostri e ne siamo circondati!

    1. Sai una persona che si definisce fascista la trovo anacronistica e sciocca. Una donna che si definisce fascista dev’essere ottusa. Come può desiderare un’ideologia che la vedeva relegata ai fornelli o a sfornare figli? E lavorando cerca di essere sbattuta ai fornelli e a sfornare figli? Ossimoro nella sua essenza…

  2. E’ un opportunismo da quattro soldi: prende il lato positivo del progresso (l’evoluzione della situazione della donna), ma reclama a gran voce una retrocessione dei costumi per altri versi. Il tutto condito da una buona dose di ignoranza: é solo grazie a quest’ultimo ingrediente che certe idee possono trovare sostegno. Senza contare che certi filmetti e certe foto che ha fatto quando era giovane i fascisti non glieli avrebbero fatti passare… probabilmente l’avrebbero rasata o rinchiusa in un bordello, ma di sicuro non sarebbe andata in giro tutta “scosciata” :mrgreen: come ha fatto! 😆
    Ha cercato di darsi una ripulita di facciata ma non ci é riuscita!
    Io propongo sempre che continui la sua carriera come pescivendola: nel video ha dimostrato tutta la sua attitudine! 😆

  3. La cultura è quello che differenzia di più l’attuale classe politica dalle classi dei secoli scorsi. Purtroppo la democrazia significa anche dare potere di voto alla maggioranza che in paesi come l’Italia non ha cultura. Ed elegge gente senza cultura. E le conseguenze sono quelle che hai illustrato: perenni discorsi tra sordi, alimentati solo da interessi personali, senza il minimo senso civico e l’idea di benessere collettivo.
    Una volta la Mussolini e la sua ignoranza sarebbero state giustamente impiegate in un campo per la zappatura a cottimo, mentre noi avremmo avuto il piacere di ascoltare una delle tante donne intelligenti e colte che invece oggi passano il tempo a correre da un lavoro precario a uno sottopagato.

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