In attesa del bavaglio

Guardando un po’ i blog, e leggendo i quotidiani, mi sono accorto di quante persone critichino questo governo e lo stato attuale delle cose. Durissimi e accesi scambi di battute sulla crisi economica, sulla censura e sul bavaglio che si vuole mettere all’informazione. Siamo davvero sicuri che ci sia un così alto grado di censura? Leggendo qua e là ci si accorge che lo spazio dove esprimersi è tanto anche se solo sul web. Forse si tratta di una censura parziale. La questione, a mio avviso, è da considerarsi solo in relazione all’età dei censori. Se il Premier conosce internet solo per i siti porno non stupisce che non sia in grado di mettere ancora mano sul “fenomeno internet”. La macchina del web è talmente vasta e così libera che solo l’eliminazione fisica potrebbe porgli un freno.

Ci sono molte manifestazioni che gridano alla libertà, associazioni che si mobilitano per creare una circolazione d’informazione. Credo che la censura sia più percepita che reale. La minaccia all’oscuramento dei blog e dell’informazione è molto presente e la guardia è giusto che rimanga alta. I cittadini s’indignano meno si sente dire sui giornali o forse sono stufi di non sentirsi ascoltati. Molte persone partecipano alle manifestazioni in streaming o dietro lo schermo a iscriversi a questo o a quel gruppo su facebook. Piero Ricca ha invitato più volte a riunirsi, spegnere i computer e scendere in piazza. Come mai la gente preferisce stare a casa e scrivere che non è d’accordo invece di venire anche alle manifestazioni? Forse perchè solo su internet ci si sente capiti? Credo sia proprio così. Si assiste a una schizofrenia sociale. Esistono due realtà, quella percepita tutti i giorni in cui se parli di Berlusconi tutti dicono “lo so lo so” e nessuno fa niente, e quella di internauti sfegatati che girano informazioni, segreti di stato e complotti.

Tutto questo mi ricorda un gioco che venne lanciato non molto tempo fa su internet che ebbe molto spazio sui giornali ma che ormai sembra essere tramontato: Second Life. Proprio così si vivono due vite parallele, quella reale dove tutto fa schifo, niente funziona, ci si sente incompresi o per citare Manzoni “come un vaso di coccio tra damigiane d’alluminio”, e quella del cyberspazio dove si scrivono petizioni, si inviano mail di protesta, si ricevono aggiornamenti, si leggono cose allucinanti e sembra che nessuno faccia niente.

Quanto durerà tutto questo? Per quanto tempo si potrà ancora vivere due vite? Quando si fonderanno per essere una sola? Questo, sempre per citare Manzoni, potranno dirlo solo i posteri. Quello che vi invito a fare, per evitare che il secondo mondo defluisca nel primo, è portare ogni giorno un po’ del mondo che vorreste in quello che vivete. Non vergognatevi. Se i berluscones non andranno via dovremo difendere la poca libertà, che ci è concessa sul web, con i denti. Siate più attivi fisicamente e non lasciamo che non sappiano quanti realmente siamo. Uniti per qualsiasi lotta, sia essa a favore o contro qualcosa, la si vince portando sulle proprie gambe SEMPRE le proprie idee. Sembra che non serva, sembra che non si venga ascoltati ma ricordate che anche una piccola goccia con perseveranza buca la pietra.

7 pensieri riguardo “In attesa del bavaglio

  1. secondo me il problema censura e’ piu’ che reale. il punto e’ che non riguarda quella piccola percentuale di fruitori del web, ma la stragrande maggioranza degli italiani che forma le proprie idee solo davanti alla tv.
    e’ li’ che esiste la censura, parziale, morbida, ma sempre censura.. (vds tg1..)
    purtroppo in italia internet non e’ alla portata di tutti, sia per un fattore economico che fisico (una buona fetta di paese ancora non e’ servita dalla adsl..) che per “cultura” (la sera ci si svacca davanti alla tv e via). quindi statistiche alla mano le “classi sociali” piu’ svantaggiate e meno acculturate hanno come unica fonte di informazione la tv, oltre a una buona massa di pigri..

    sono d’accordo con te quando dici che bisogna essere piu’ attivi fisicamente, forse “la piazza” e’ ancora l’unico modo per cercare di far arrivare una pulce all’orecchio a chi si e’ trincerato dietro le proprie ideologie..

    p.s. su internet e’ vero che e’ tutto un lamentarsi di silvio ecc… ma appena esco di casa e vado al supermercato trovo cassiere carine e giovani dire “io guardo solo il tg4 perche’ fede e simpatico!” (successo realmente, sob..) o pensionati al bar che dicono di quanto la lega abbia ragione… 😦

  2. Hai ragione bisogna avere il caraggio di cambiare, come ti ho già detto forse sono stata ceca finora perchè non mi ero mai realmente interessata a questioni di questo tipo e come dice Benny basterebbe non limitarsi ai vari tg che ti propinano solo le cose che vogliono farti vedere per indottrinarti e farti credere che tutto va male da una parte e tutto va bene dall’altra! Siamo sempre stati un popolo di lamentosi pressapochisti secondo me, ma se si vuole realmente star bene tutti è ora di spalancare gli occhi…il problema e la domanda che ti faccio è: a chi affidarsi in questo momento politico così banale dove io non trovo politici ne di destra ne di sinistra che mi possano far dire quello a le palle per governare seriamente senza pensare di stare almeno due anni seduto sul cadreghino che gli darà una signora pensione a vita????? 😦

    1. Quello che ti do come vivo consiglio, per rispondere alla domanda, è uscire dal sistema attuale di preferenza. Non bisogna votare nè per un partito nè per una persona. Bisogna votare il programma. C’è una sola persona che mi da affidamento, per quello che è quando si fa vedere, e per quello che sta facendo nella sua regione. Nichi Vendola. Ha un programma in Puglia assolutamente condivisibile da tutti non a caso è stato eletto quasi come in un plebiscito. Uno che è riuscito in 5 anni e mezzo a Rendere la produzione economica rivale del veneto e Lombardia, ha le capacità di gestire le finanze di questo paese. Uno che ha creato in campo sociale una situazione simile all’Inghilterra e migliorato i servizi avrà sicuramente il mio voto. Quello che t’invito a fare è non fidarsi di facce e simboli ma guardare al concreto. Leggere i programmi e capire cosa veramente abbiano intenzione di fare è il primo passo per una classe dirigente diversa!

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