who’s that girl….

Scommettiamo che anche questa volta finirà in un gran pasticcio?

L’anno scorso, quando Caster Semenya vinse gli 800 mondiali a Berlino, fu tutto un accavallarsi di voci, di maldicenze, di pettegolezzi, di si dice – intorno alla sua appartenenza di genere sessuale.

Ci fecero una figura barbina un po’ tutti, dalla federazione sudafricana alla IAAF, cui la situazione sfuggì di mano in men che non si dica, dalle rivali ai commentatori.

Adesso si ricomincia. E sì che potrebbe essere, ancora, un’occasione d’oro per interrogarsi sulla labilità dei confini di genere, sulla ricerca condivisa di regole nuove per quei campi (come lo sport) dove la separazione tra uomini e donne è obbligatoria, ma dove nascono (come ovunque) fiori strani, indecifrabili, che mettono in crisi le tassonomie usuali, pigramente adagiate sulle proprie certezze.

L’argomento è delicato, fascinoso, ricco di spunti biologici e filosofici, da trattare con tutta la sensibilità del mondo, anche perché di mezzo c’è il corpo e l’essenza di una persona che avrebbe il diritto di non dovrebbe diventare campo di battaglia ideologico.

Alla fine, temiamo, saranno ancora voci, maldicenze, pettegolezzi, ripicche.

5 pensieri riguardo “who’s that girl….

  1. Molti anni fa’ ho visto un documentario/testimonianza sull’argomento. Comprendeva delle interviste a delle persone direttamente interessate, che avevano accettato con molto coraggio di parlare chiaramente di quello che era successo loro, dall’infanzia all’età adulta, passando negli studi medici, negli ospedali per operazioni non volute ma quasi imposte (con pressioni psicologiche sui genitori da medici privi di scrupoli che volevano “provare”), persone come noi che descrivevano quello che stavano vivendo a beneficio di tutti gli altri che non sanno cosa significhi. Il documentario era stato girato negli USA e le persone erano state molto coraggiose a raccontare la loro vita a viso scoperto. Credo non ci sia niente da dire. Proprio un bel silenzio non fu mai scritto… Nessuno dovrebbe avere il diritto di potersi permettere di dire qualcosa al riguardo, un argomento talmente delicato e personale che solamente chi vive questa situazione, con tutto quello che implica, conosce.

  2. è difficile dare un giudizio, anzi, probabilmene non è possibile a meno che un argomento così delicato non coinvolga direttamente… la cosa più importante purtroppo finisce spesso in pasto dei pettegolezzi : la dignità… e il rispetto… sarebbero già sufficienti.
    sotto il punto di vista strettamente sportivo forse dei dubbi mi verrebbero, non per “razzismo” ma per effettive capacità fisiche di un individuo… ma nn sono abbastanza informata per darne un giudizio.
    basta questo.. il rispetto. baciuzzi.

  3. Il rispetto ci stà tutto. Una corridrice biologcamente femmina dell’Ucraina potrebbe essere milioni di volte più forte e robusta di una kenyota affamata non trovi? non penso che la stazza o la prestanza possano essere discriminanti…neanche nello sport…

  4. non sò… forse hai ragione, ma c’è sempre qualcosa che non arrivo a comprendere con chiarezza… probabilmente non sono molto ferrata sul tema, credo che una persona che nasce come ermafrodita possa avere una prevalenza di caratteristiche femminili o maschili che in qualche modo influenzano la sua struttura fisica a prescindere dagli organi sessuali… come dire, ci sono ermafroditi che hanno in tutto e per tutto una corporatura femminile e altri, come questa atleta, in cui è più evidente che il corpo è più sviluppato come fosse quello di un uomo…. questo logicamente a prescindere da quello che uno “sente” di essere… mi viene da pensare che un corpo “maschile” abbia capacità sportive di resistenza e forza molto differenti rispetto a uno femminile…
    mi faceva pensare alle polemiche nate quando corse Pistorius, ricordi? con un handicap enorme ma per alcuni avvantaggiato dalla sua stessa “sfortuna”…
    🙂 va bè, taglio qui… è che è sempre interessante conoscere altri punti di vista, mi aiuta a pensare meglio! baciuzzi!

  5. Assolutamente ma nel caso di pistorius c’era una protesi che modificava artificialmente il suo modo di avere risultati. Per quello ci sono le para-olimpiadi…anche volendo uno in carrozzina difficilmente riuscirà a tenere testa a un normodotato nella corsa…Quanto alla prestanza fisica è indubbio ma ripeto l’esempio di prima…tra due atlete una kenyota e una russa??? Boh sono cose difficili da afferrare…anch’io mi pongo delle domande…

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